Mai come oggi, a proposito della situazione del PDL, si potrebbe parlare di un appello ai “liberi e forti di Sturzo”, più che mai attuale in un contesto in cui le radici ideali rischiano di scomparire.
Per quanto mi concerne l’ancoraggio a quelle radici, motivato dalla nostra appartenenza al PPE, si giustifica pienamente con il sostegno all’operato dell’on. Alfano anche in riferimento ai risultati delle recenti elezioni che, per quanto riguarda l’Emilia Romagna, hanno purtroppo confermato il quadro preoccupante del centro destra nella regione e l’oggettivo indebolimento del sistema di potere della sinistra, con un elemento di significativa rilevanza però, ed intendo riferirmi al successo del Movimento 5 stelle che nei ballottaggi tenutisi, Parma, Budrio, Comacchio, si è qualificato come principale partito, alternativo alla sinistra ed apparentemente in grado di contrastarne l’egemonia, con una netta presa di distanza dal suo sistema di potere.
Non mi nascondo che in questo momento di crisi generale dei partiti, il PDL nella nostra regione rischia un lento ed inesorabile declino se non definisce un rinnovamento, non solo generazionale, spesso fine a se stesso, ma soprattutto ideale e contenutistico, che passi inevitabilmente per la rottura dei tradizionali schemi di alternativa alla sinistra adottati dal centro destra negli ultimi 15 anni, con un’opposizione più di facciata che nella sostanza (non mi stancherò mai di insistere su questo punto!).
Ovviamente non intendo generalizzare dal momento che, soprattutto nei piccoli comuni, sono presenti movimenti civici a noi vicini che si sono dimostrati in grado di competere con la macchina organizzativa del PD il quale ancora oggi, pur indebolito e privo di identità, attraverso i collegamenti sinergici con le principali forze economiche della regione, in primis movimento cooperativo, è in grado di condizionare il consenso elettorale, come nel resto del Paese, anche se la concorrenza del Movimento 5 stelle gli crea problemi evidenti, problemi che non siamo riusciti a creare noi stessi.
Se è vero infatti che il successo dei cd. “grillini” è diffuso in tutto il nord e centro Italia è altrettanto vero che beneficia, in Emilia Romagna, della perdita di credibilità del PD che noi non abbiamo saputo sfruttare adeguatamente.
E’ chiaro che a questo punto occorre una disamina coraggiosa ed approfondita sulle cause dell’insuccesso elettorale, diffuso più o meno in tutta Italia e non solo in Emilia Romagna, che sconta, da un lato le difficoltà economiche del nostro elettorato e la diffusa ostilità verso il Governo Monti, dall’altro una tacita rassegnazione alla subalternità politica alla sinistra istituzionale tipica della mentalità di alcuni autorevoli nostri dirigenti. Al riguardo i congressi provinciali testè tenutisi, pur avendo mobilitato in parte le energie di iscritti e simpatizzanti e ciò occorre riconoscerlo (anche se spesso si è assistito, come a Bologna, ad una pura conta numerica, finalizzata agli obiettivi personali di qualcuno, alla quale non corrisponde un adeguato consenso nell’elettorato, vedi quello moderato ex di Forza Italia), oggi non bastano più per risolvere i problemi di una società complessa come quella emiliano romagnola estremamente ramificata, nella quale un PD privo di idee e di ideali si regge soltanto su una gestione “totalitaria” e spesso confusa del potere che riunisce apparentemente le varie anime ma che è sintomatico anche della sua debolezza.
Mancando purtroppo un partito veramente desideroso e convinto delle sue idee ed in grado di presentarsi credibilmente all’opinione pubblica, senza apparire un puro assemblaggio di ex An e Forza Italia, è chiaro che l’elettorato preferisce l’esistente (PD e soci) rispetto ad un nuovo dai contorni indefiniti.
Emblematico al riguardo quanto successo a Bologna in piazza Galvani nei giorni scorsi; al di la’ forse della volontà dei promotori la manifestazione dei cd. “rottamatori del PDL” ha assunto toni di contestazione particolarmente aspra verso i vertici del partito ed il governo Monti, che rischia di disorientare sempre più i nostri elettori, dando in città ed in regione, l’immagine di un partito che fa riferimento alle posizioni politiche ex AN, cosa che non corrisponde assolutamente al vero.
Anche il sottoscritto da sempre sostiene che il governo Monti deve essere incalzato dal PDL con proposte precise, il quale deve rivendicare un suo protagonismo soprattutto per quanto riguarda il rilancio dell’economia e la tutela dei ceti medi e delle categorie più deboli sottoposte fra l’altro ad una pressione fiscale sempre più pesante, ma tutto questo in una ottica che tenga presente le attuali condizioni del paese e non si fermi ad una pura protesta.
In ogni caso il contributo che ognuno di noi può e deve dare per il rilancio del PDL non può trasformarsi in autolesionismo, deve riconoscere il ruolo del segretario Alfano e, cosa per me essenziale, l’appartenenza al PPE che significa adesione ai valori della tradizione cristiana, liberale e riformista con un forte ancoraggio all’identità nazionale ed europea.
Proprio a Bologna di fronte ad una sinistra in crisi di identità, il PDL ha il dovere di manifestare la sua essenza di partito pienamente aderente a quegli ideali, smentendo nei fatti e nelle parole l’idea di una sua identificazione con una sola tradizione politica, anzi favorendo i momenti di unità e superando certe distinzioni interne o forme di settarismo che non hanno più senso.
In questo senso l’approccio che ho voluto dare ai ballottaggi indicando, con le dovute riserve ed ovviamente in modo strumentale, un sostegno ai candidati grillini per smuovere l’immobilismo che da troppo tempo caratterizza la nostra Regione, ritengo sia uno strumento per insidiare la tradizionale egemonia del PD e della sinistra; il medesimo approccio costituisce solo un primo passo per una strategia di rilancio del PDL che, ripeto, passa solamente attraverso un’indebolimento, ed in futuro spero disintegrazione, del sistema di potere del PD medesimo.
Un’ultima considerazione vorrei fare: stante la diversità delle realtà regionali del nostro paese si impone ai diversi coordinamenti territoriali una maggiore libertà, nei limiti della linea nazionale del partito, con una adesione convinta, fatto quest’ultimo su cui desidero soffermare la vostra attenzione, ai valori del PPE non sempre chiaramente condivisi da alcuni nostri dirigenti e militanti ancorati ad un passato che non può più tornare, cosa che in Emilia Romagna ci crea problemi politici evidenti soprattutto di immagine. Il deludente risultato del coordinamento regionale di sabato 26 maggio nel quale non si è riflettuto, a mio modo di vedere, su questi problemi in nome di un’unità più di facciata che di sostanza è emblematico delle difficoltà che stiamo affrontando.
Infine, nell’attuale difficile contingenza politica, in cui molti organi di stampa mettono in discussione il futuro del PDL, queste mie considerazioni non sono ovviamente esaustive ne pretendono di essere la verità, ma ritengo possano contribuire ad indicare una prospettiva per il nostro partito, a livello locale e nazionale, in un momento in cui siamo tutti impegnati a definire una nostra identità e a costruire un futuro, in cui nonostante tutto ho ancora fiducia.
On. Fabio Garagnani
Parlamentare PDL Emilia Romagna