Quale futuro per la sanità pubblica?

Sanità Nazionale: quale futuro?

Sanità Nazionale: quale futuro?

In merito alla recente dichiarazione del presidente Monti circa la futura, difficoltosa, sostenibilità del sistema sanitario  nazionale, rispondo che,  fatto salvo il diritto alla salute del cittadino che non può essere subordinato a pure logiche economiche, nulla questio sulla necessità di risparmiare. Per farlo però, occorrono azioni rigorose verso quelle regioni che spendono troppo e che male indirizzano i loro malati  verso le realtà del Nord ove l’assistenza e’ mediamente migliore.
In questo senso credo che l’autonomia regionale in materia di sanità  debba avere dei limiti quando si tratta di salvaguardare la salute dei cittadini  e maggiori controlli quando nomina gli amministratori delle strutture sanitarie visto che spesso  ci si trova di fronte a funzionari incapaci o peggio corrotti.
Nella mia attività di parlamentare ho presentato innumerevoli atti di sindacato ispettivo al governo su problematiche sottopostemi da malati o medici e conduco quotidianamente dure battaglie con la Camera dei deputati per stabilire se questo o quel problema e’ di competenza dello Stato o della regione.
Dal mio punto di vista, in alcune regioni occorrono commissari ad acta per la gestione della sanità disastrata, in altre un attento controllo sulla gestione delle risorse e sulla selezione del personale medico, nota dolente ad esempio  per l’Emilia Romagna in presenza di una politicizzazione più accentuata che in altre realtà.
Ritengo infine che il problema della spedalità  privata ed in genere delle procedure di accreditamento delle strutture private convenzionate,deve essere affrontato non in una logica burocratica, ma tenendo conto dell’interesse del cittadino e del malato che necessita di strutture altamente specializzate ed anche competitive,ovviamente rispettose di parametri precisi stabiliti per legge.

Passando alla situazione della Sanità nella nostra Regione, sarebbe opportuno da parte del Presidente Errani un mea culpa per quanto riguarda gli sprechi nonchè per la politicizzazione che investe le scelte dei dirigenti  che troppo spesso penalizza la professionalità e la competenza di medici validissimi che avrebbero tutti i titoli per concorrere a livelli primariali o dirigenziali.
Il diritto alla salute è un bene supremo da tutelare (ci mancherebbe!), ma sono così sicure le regioni, e in primis l’Emilia Romagna, di non avere alcuna colpa in questa situazione?
Non mi pare cosi scandaloso proporre forme alternative all’attuale organizzazione sanitaria che prevedano una compartecipazione di privati  e forme contributive, ovviamente all’interno di regole ben chiare che stabiliscano diritti e doveri e, ripeto per l’ennesima volta, la salvaguardia di tutte le prestazioni sanitarie a livello massimo.
In questo senso la compresenza attraverso la forma dell’accreditamento di strutture pubbliche private, anche in competizione fra di loro, per migliorare la qualità del servizio sanitario ed evitare anomali monopoli potrebbe essere utile alla società.
Ma fare entrare questi concetti nella mentalità della sinistra bolognese ed emiliano romagnola è molto difficile!