Consiglierei a certi politici italiani una lettura approfondita della storia russa, prima di inchinarsi davanti al nuovo zar Putin; in queste ore le parole contro le sanzioni si sprecano ed indubbiamente l’industria italiana risente le conseguenze negative di questi provvedimenti adottati dalla comunità Europea, ma non posso nascondere che ritengo inquietante la leggerezza con cui troppi autorevoli politici hanno commentato l’intervista del presidente russo al Corriere della Sera di sabato, là dove accenna al riarmo del suo paese contro gli USA e nega all’opposizione il diritto di parlare liberamente nelle televisioni di stato. Riaccenno in questa sede al fatto che nei libri di storia in uso nelle scuole russe viene rivalutata la figura di Stalin (responsabile di 50 milioni di morti) fra cui i contadini ucraini, i Kulachi e si inneggia alla potenza russa. E’ innegabile che ci sia un unico filo conduttore nella politica degli zar, dei soviet e di Putin ed è la politica di potenza che negli anni passati ha asservito i paesi dell’est europeo e del Baltico provocando milioni di vittime. Con questo non intendo certo sostenere un ritorno alla guerra fredda ma una maggiore prudenza nei confronti della propaganda russa e soprattutto un rafforzamento dell’amicizia americana. Ho letto recentemente una riedizione del libro del marchese francese De Custine “Lettere dalla Russia” che visitò quel paese nel 1839 e ne tratteggia un resoconto impressionante, con molte similitudini con l’URSS e la Russia odierna. Historia docet!