Credo che la migliore risposta alle critiche del PD dell’Emilia Romagna al progetto del Governo di razionalizzare la spesa sanitaria sia l’accoglimento, da parte del Governo medesimo, dell’ordine del giorno che ho presentato ieri e che fa riferimento alla situazione in Emilia Romagna ma non solo e che testualmente recita:
”La Camera, premesso che la riduzione degli oneri per l’acquisto dei beni e servizi da parte delle amministrazioni pubbliche rappresenta la strada maestra per il risanamento della finanza pubblica e per ottenere lo spazio finanziario per la riduzione delle pressione fiscale e per finanziare i provvedimenti finalizzati al rilancio dell’economia in una prospettiva di crescita; in tale quadro il ridimensionamento della spesa per l’acquisto di beni e servizi da parte delle aziende sanitarie locali assume un carattere strategico e a tal fine è necessario eliminare le eccessive disparità di prezzi di acquisto dei presidi sanitari presenti nelle diverse realtà regionali ed è altresì indispensabile eliminare le diversità dei costi nell’acquisto dei servizi da parte delle stesse aziende sanitarie; tale riduzione dei costi deve eliminare unicamente gli effetti ditorsivi e gli sprechi ma non deve incidere sulla qualità e la quantità delle prestazioni del Servizio sanitario nazionale nei confronti dei cittadini.”
Il Governo s’impegna, così, a predisporre, nel rispetto dell’autonomia regionale, idonei strumenti finalizzati ad un maggior controllo della spesa sanitaria, in particolare per quanto riguarda l’acquisto dei farmaci per gravi patologie, in modo da eliminare le disparità di trattamento dei cittadini nelle varie regioni, e realizzare una maggiore appropriatezza nella prescrizione dei farmaci da parte dei medici del Servizio sanitario nazionale ed una implementazione dell’assistenza territoriale che debelli il fenomeno dell’utilizzo improprio dei Pronto soccorso pur senza contestare alcuni punti di eccellenza del sistema sanitario emiliano romagnolo, permane ancora una visione “statalista” della sanità e del diritto alla salute del cittadino che provoca parecchi inconvenienti, vere e proprie disfunzioni e situazioni di emergenza, causate da una concezione “autoritaria” del servizio sanitario imperniata spesso su interferenze politiche che penalizzano la qualità dei servizi e la professionalità degli operatori sanitari.
Il problema vero non è tanto la soppressione di questo o quel presidio ospedaliero, quanto la disponibilità dei posti letto per le varie patologie e la qualità del servizio prestato.