Mi auguro che l’anniversario della scomparsa di De Gasperi non si presti a strumentalizzazioni politiche interne ma costituisca l’occasione per un approfondimento reale, privo di edulcorazioni o di tatticismi, della eccezionale figura dello statista democristiano, della difficile situazione in cui si trovò ad operare ereditando un paese distrutto dalla guerra, privo di alleati e di prospettive. La sua politica improntata al dialogo della DC con le forze liberali e riformiste, nonché all’ ancoraggio ai valori del mondo occidentale ed all’alleanza con gli Stati Uniti salvò l’Italia dalla dittatura comunista (occorre pur dirlo soprattutto nell’attuale momento politico) e consolidò la democrazia, unificando di fatto il paese e creando i presupposti per un’Europa solidale attraverso la collaborazione con Adenauer, Schuman.
La differenza fra De Gasperi e Togliatti (il suo maggiore avversario) oggi come oggi risulta abissale: il primo credeva fermamente nei valori della libertà e soffrì per farli trionfare, il secondo succube dell’Urss e sostenitore di un sistema politico fallimentare ed oppressivo come quello comunista rimane “uno sconfitto della storia” nonostante in Italia ci sia ancora qualcuno che si richiama al suo insegnamento, come gran parte del PD e della sinistra. A coloro che si dicono moderati o centristi o comunque vicini agli ideali di De Gasperi e propongono innaturali alleanze con il PD, vorrei ricordare che quel partito (nel suo gruppo dirigente) non ha ancora riconosciuto ufficialmente la figura e l’operato di De Gasperi e preferisce di fatto ignorarlo,per non ammettere il proprio fallimento politico culturale rifiutando di rispondere ad una domanda apparentemente banale: cosa sarebbe accaduto all’Italia se le elezioni del 1948 fossero state vinte da Togliatti e non (fortunatamente per l’Italia da De Gasperi)?
Onorevole Fabio Garagnani, parlamentare Pdl Bologna