Ho presentato un’interrogazione al governo che fa riferimento a quanto accade nel principale policlinico di Bologna, il “Sant’Orsola – Malpighi”, in merito all’affido di mansioni primariali: colpisce infatti lascelta di affidare di affidare le funzioni dirigenziali dell’UO di oncologia medica Ex-Martoni non ad uno dei titolati professionisti della stessa unità, bensì ad un medico di tutt’altra disciplina (Anatomia Patologica). La scelta è resa ancor più curiosa se si considera il fatto che esistano documenti regionali e nazionali che prevedono che la direzione di strutture accreditate sia affidata a professionisti con competenze cliniche di 4 livello nella disciplina.
La suddetta anomala situazione è stata rilevata dalle locali associazioni sindacali di categoria che hanno notificato al direttore generale del policlinico una diffida per illegittimo affidamento di mansioni nonché la trasmissione della problematica alle segreterie nazionali delle medesime con l’invito ad eventuale intrapresa di azione giudiziaria.
Ho deciso di chiedere al governo di verificare con i mezzi suoi propri quali tipi di motivazioni o condizionamenti ci siano stati nella nomina sopradescritta che in qualche modo interferisce nell’autonomia universitaria pur provenendo dal direttore generale (nominato dalla regione: anche questo un fatto anomalo).
Faccio anche presente che nella mia proposta di legge “Modifiche all’art. 4 del DL 21 dicembre 1999 n. 517 in materia di organi delle aziende ospedaliero universitarie” intendevo riequilibrare e rafforzare il ruolo dell’università nel rapporto con il Servizio sanitario nazionale. La peculiarità del ruolo dell’università nel rapporto con le strutture sanitarie territoriali, in particolare nella formazione del personale medico e in generale nell’assistenza, è stata spesso svilita dall’eccessiva preponderanza del potere politico regionale. Infatti l’oggettivo condizionamento di nomine e di procedure concorsuali nell’ambito delle strutture sanitarie universitarie collegate alla regione finisce, da un lato, per ledere l’autonomia universitaria e, da un’altro lato, per instaurare un rapporto anomalo con la regione che tende a omologare il sistema sanitario penalizzando le punte di eccellenza, avvalendosi delle competenze attribuite per legge nazionale e che dovrebbero essere meglio definite e mortificando oggettivamente la professionalità dei medici.