La recentissima e riuscita manifestazione di artigiani e commercianti ha giustamente posto in rilievo l’enorme pressione fiscale ed il costo del lavoro che uccidono le aziende, ricevendo appoggi unanimi da parte di tutte le forze politiche. Ma il problema vero che molti si ostinano ad ignorare è costituito dal fatto che una doverosa ed improrogabile riforma fiscale mette necessariamente in discussione lo stato sociale come lo abbiamo fin qui conosciuto, con le sue deformazioni, rendite parassitarie, con il numero enorme di dipendenti pubblici soprattutto checché ne dica la sinistra, in campo scolastico e con la vexata questio degli ammortizzatori sociali che sono diventati veri e propri sussidi di disoccupazione permanenti, non assolvendo più la funzione “temporanea “di aiutare il lavoratore in un momento di difficoltà dell’impresa con l’obiettivo però di dargli nuova formazione professionale. Ricostruire lo stato sociale e definire un nuovo modello di Welfare sono dunque i presupposti per diminuire la spesa pubblica ed alleggerire la pressione fiscale oggi a livelli impossibili da sostenere ;se non si taglia questo nodo si rischia di alimentare le proteste ed illudere ancora per poco i cittadini che di fronte a proposte sensate e rigorose accetteranno gli inevitabili sacrifici derivanti dalla riduzione delle eccessive competenze dello stato e dovranno capire che un po’ più di “sensato liberismo” e di assunzione di responsabilità giova anche e soprattutto a loro. Un punto deve essere però chiaro osservando anche la delicata situazione della sanità sottoposta oggi ad un eccessivo potere delle regioni: la urgente ridistribuzione e riduzione delle competenze dello stato non può risolversi in una ulteriore contrazione dei servizi sociali che debbono però essere razionalizzati e pagati effettivamente da tutti. Potrei dilungarmi ancora ad elencare altri punti dolenti del nostro debito pubblico (al riguardo la”questione meridionale” incombe sempre più come un incubo sulle nostre prospettive), l’importante è avere la consapevolezza che se si vuole riformare in meglio questa nostra Repubblica, il governo che verrà dovrà affrontare con coraggio e determinazione,scontando anche conflitti sociali e proteste di vario tipo ,questi nodi iniziando a scioglierli uno a uno.