Pubblico con piacere l’interessante intervista di Paolo Mastrolilli al filosofo cattolico americano Michael Novak, amico e biografo di Papa Giovanni Paolo II.
«Un amico mi ha chiesto se il Papa si rende conto dei danni che fa, con questi commenti estemporanei. Di certo usare la parola ossessione nei confronti di chi lavora da sempre per la difesa della vita è una cosa che ferisce».
In oltre venti anni che lo conosciamo, non era mai capitato prima di sentire parole così dubbiose verso il Papa da Michael Novak, forse il più noto filosofo cattolico americano, molto legato a Giovanni Paolo II e Benedetto XVI.
Cosa pensa dell’intervista rilasciata da Francesco a Civiltà Cattolica?
«Ho visto due tipi di reazioni: quella del mio amico, che vi ho descritto; e quella di George Weigel, secondo cui dobbiamo abituarci ai comportamenti di un pontefice evangelico, che non si rivolge a noi come accademico, ma come predicatore. Weigel ha ragione, però, usare parole come “ossessione” ferisce fedeli che hanno rischiato anche la vita, per proteggerla».
Francesco vuole cambiare la dottrina o il tono della Chiesa?
«Il tono. Però l’effetto rischia comunque di essere dannoso».
Perché?
«Mette molti cristiani sulla difensiva, proprio quando sono attaccati. Nello stesso tempo incoraggia le critiche contro la Chiesa, da parte dei suoi avversari dichiarati, che non aspettavano altro».
A cosa si riferisce?
«Le sue parole lo espongono alla strumentalizzazione da parte di chi vuole colpire la Chiesa. Basta guardare come le ha usate il New York Times».
C’è il rischio che una parte dei fedeli americani lasci la Chiesa?
«Non credo. Forse i più fragili estremisti, ma sarà un fenomeno molto limitato. La sinistra, però, si sentirà incoraggiata a spingere per modifiche della dottrina».
Non esiste anche la possibilità inversa, quella che un «Papa evangelico» riavvicini i fedeli?
«Cristo ha portato anche elementi di contraddizione, forse non è possibile farne a meno. Forse è un bene che questo Papa, riconducendo la Chiesa alle radici della sua missione, ci spinga a riflettere».
PAOLO MASTROLILLI