Il sottoscritto On. Fabio Garagnani interpella il Governo per sapere premesso:
in merito a quanto accaduto al terzo circolo didattico di Bologna a seguito della decisione del dirigente di sospendere dall’insegnamento della religione cattolica un’insegnante, responsabile unicamente di avere trattato con i bambini la differenza fra male e bene citando un passo dell’APOCALISSE, che riguarda -come ha detto l’insegnante medesima- metaforicamente la battaglia fra le forze del bene e quelle del male ed in questo senso”usare le espressioni artistiche della nostra tradizione religiosa e’ un arricchimento culturale di grande importanza e non certo una diminuito”.
Nonostante la solidarietà dei genitori all’insegnante manifestata esplicitamente al dirigente scolastico con una lettera che si acclude alla presente, il medesimo ha ritenuto di procedere all’allontanamento della medesima sulla base solo della protesta dei famigliari di una alunna, in realtà, a parere dei genitori e del sottoscritto, per una pregiudiziale ideologica, presente da sempre nella scuola di cui trattasi (distintasi negli anni recenti per polemiche durissime contro il ministro Gelmini e l’orientamento del ministero nonchè per la partecipazione a numerosi scioperi indetti dalla CGIL scuola, con relativa occupazione e violazione della normativa scolastica), il tutto oggetto negli anni passati di numerosi atti ispettivi del sottoscritto e denunce alla magistratura.
La vicenda in esame evidenzia innanzitutto un’ indiretta violazione del Concordato fra Stato Italiano e Chiesa Cattolica, laddove emargina di fatto l’autorità ecclesiastica dal compito affidatole per legge di controllare che l’insegnamento della religione cattolica – esercitato su libera scelta dei genitori come ben si sa- si svolga secondo la disciplina e la tradizione della medesima, non sulla base di un libero arbitrio del docente o del dirigente scolastico;
in questo senso il fatto che l’insegnante svolge a tutti gli effetti il suo compito educativo anche in altre materie, non essendo incaricata di insegnare la sola religione, nulla toglie alla gravita del provvedimento adottato, che oltre a violare la libertà di insegnamento lede la professionalità della docente in questione in una materia delicata come quella succitata, senza addebiti particolari e senza una previa audizione della diretta interessata oltre che dell’autorità ecclesiastica competente.
In conclusione l’interpellante , rilevando la persistente tendenza in provincia di Bologna di determinati dirigenti scolastici (non tutti ovviamente)di concepire l’insegnamento della religione cattolica, apostolica romana come una materia estranea al normale orario curriculare, in molti casi confinata nelle prime o ultime ore dell’orario scolastico, o come insegnamento di storia delle religioni in palese contrasto con la normativa vigente,
chiede al Governo
non solo di chiarire i limiti di intervento dei dirigenti scolastici in questa materia, ma di far piena luce su quanto avvenuto nel terzo circolo didattico di Bologna e di ripristinare quella “legalità scolastica” spesso violata in nome dell’ideologia, ideologia che da sempre a Bologna ha trasformato determinati settori del corpo docente in agitatori politici facendo venire meno il loro ruolo di educatori e causando danni enormi all’immagine stessa della scuola bolognese ed emiliano romagnola.