Nei giorni scorsi sono ricorsi due anniversari importanti ed in un certo senso collegati: il settantesimo anniversario della scoperta da parte delle truppe sovietiche del campo di concentramento di Auschwitz e i 50 anni dalla morte del leader britannico Winston Churchill. Che dire del degrado in cui è caduta l’umanità con la barbarie nazista, di cui Auschwitz costituì l’apice e l’emblema, dimostrando fino a che punto l’ideologia folle del nazionalsocialismo alterasse la fisionomia dell’uomo in quanto tale, degradandolo a livelli inimmaginabili; le parole non sono mai troppe nel ricordare l’abiezione morale dei campi di concentramento e centinaia di libri hanno descritto a sufficienza i misfatti perpetrati. L’importante è non dimenticare ed imparare da quelle tragedie cosa avviene quando l’uomo perde il senso della sua dignità e si crede al di sopra di Dio stesso.
Winston Churchill pur con i suoi limiti, (difese fino alla fine l’impero Britannico) fu non solo l’impavido oppositore di Hitler di cui contestò le mire espansionistiche quando all’interno del suo stesso paese c’era chi sottovalutava il rischio per l’Europa di cadere sotto l’egemonia nazista, ma a guerra terminata si oppose all’espansionismo sovietico ipotizzando ciò che sarebbe avvenuto 2 anni dopo, ossia l’assoggettamento dell’Europa orientale all’Unione Sovietica di Stalin (sua la celebre espressione : “UNA CORTINA DI FERRO E’ CADUTA SULL’EUROPA”).