Caso Lombardelli. Il PD a Bologna come il Re Sole: “l’etat c’est moi””

Il caso Lombardelli al di là delle responsabilità individuali che ci sono della giunta comunale e del gruppo dirigente PD evidenzia il permanere a Bologna, nella concezione di governo del PD medesimo, una mentalità affine a quella del RE Sole “ l’etat c’est moi” nel senso che la città di Bologna è considerata cosa propria dalla sinistra ed, in linea di massima, la burocrazia comunale è sempre stata subordinata alle esigenze del partito dominante non a quelle della collettività intera.
In questo senso non bastano le goffe “giustificazioni “ del Sindaco Merola in quanto la città di Bologna ha il diritto di sapere se la propria amministrazione ha  come obiettivo primario l’interesse comune o qualcosa d’altro.
Ritengo che sia stato un madornale errore, da parte dei governi precedenti all’attuale, svincolare la figura del segretario generale del comune da un rapporto organico con il governo centrale subordinandolo alla nomina comunale  e rendendolo pertanto di fatto strumento del primo cittadino od in generale della maggioranza del momento.
Occorrono dei limiti nell’interesse della minoranza e dell’equilibrio dei poteri all’esercizio del potere assoluto di chi pur ha vinto le elezioni amministrative, in presenza peraltro di un’elezione diretta da parte del sindaco che gli conferisce poteri enormi e dal quale non fa da “pendant “ nessun controporte istituzionale.
Conseguentemente ritengo che debba procedersi ad una revisione dell’attuale normativa che ristabilisca nei suoi aspetti originari la figura  del segretario generale del comune come organo realmente super partes e strettamente collegato al Ministero dell’Interno e definisca pure, cosa che da tempo vado dicendo, l’obbligatorietà del difensore civico comunale.