Le recenti elezioni regionali in Emilia Romagna e Calabria hanno evidenziato non solo la delusione di gran parte dei cittadini verso la politica, ma anche il disinteresse verso l’istituto regionale in quanto tale; gli scandali hanno contribuito certamente all’indignazione dell’opinione pubblica ma oltre questo credo abbia contribuito alla scarsa partecipazione al voto la sensazione dell’inutilità della regione. Occorre riflettere innanzitutto sul fatto che rispetto al 1970, anno istitutivo delle regioni, molte cose sono cambiate, la società si è evoluta, sono aumentati i corpi intermedi ed è venuta meno una certa ideologizzazione delle istituzioni legata, occorre dirlo, alla nascita delle regioni. La sinistra tendeva allora a contrapporre le regioni allo stato centrale in nome di un decentramento dei poteri e di una democrazia “partecipata”.A questo punto credo che invece della pseudo riforma delle province, si sarebbe dovuta porre in essere una effettiva e drastica modifica delle competenze regionali in quanto tali,accorpando almeno le più piccole e definendo meglio le competenze che in alcuni settori importanti dovrebbero essere restituite allo stato. Mi chiedo se in ambito sanitario e’giusto ci siano tante sanità quante le regioni,o non sarebbe più giusto invece tutelare in tutto il paese il diritto alla salute senza differenze ad es fra Lombardia e Calabria o Lazio; e che dire del diritto allo studio e della possibilità per un genitore di scegliere una determinata scuola per i figli,possibilità garantita al cittadino della Lombardia e negata ad es al cittadino dell’Emilia Romagna?