I risultati delle elezioni regionali in Emilia Romagna presentano aspetti in gran parte preannunciati e comunque sensazionali, che qualunque osservatore politico non può ignorare e a cui la stampa nazionale ha dato grande risalto. Mi riferisco innanzitutto alla disaffezione degli elettori della sinistra che per la prima volta dal dopoguerra hanno disertato le urne, segno di una protesta silenziosa ma significativa che molti di noi hanno sottovalutato in primis i dirigenti del centrodestra che hanno sempre data per “persa” l’EmiliaRomagna ignorando gli avvertimenti che anche il sottoscritto ha dato in numerose occasioni (ben documentate e risalenti nel tempo). In secondo luogo la travolgente avanzata della Lega di Salvini ha dimostrato il bisogno di novità della nostra regione e l’incapacità del centrodestra, in particolare di FI, di dare un qualsiasi contenuto politico alla sua azione, contentandosi di vivacchiare come partito di opposizione,in realtà non essendo capace di fare nemmeno questo, emarginando ad es chi aveva proposte politiche e cercava il confronto. Un mese fa scrissi su questo blog che con la scelta di candidare un leghista (e bisogna dare atto a Salvini del suo impegno personale!) FI ha rinunciato a svolgere un qualsiasi ruolo politico, come in effetti si è verificato.il quadro politico della regione e’ ora profondamente mutato se si pensa che la lega e’ diventata il secondo partito e che FI e’ passata da 11 consiglieri a 2 (fra l’altro ex AN) ed in ogni caso il centrodestra in regione oltre che in Italia deve cambiare radicalmente il proprio modo di essere sul territorio elaborando una strategia politica completamente nuova,iniziando dalla creazione di una democrazia interna finora mancante e da uno stop alla vergognose nomine dall’alto o cooptazioni.Se e’ vero che la Lega ha cannibalizzato (in senso buono!) gli alleati, è altrettanto vero che tranne fratelli d’Italia coerenti e coraggiosi ma ostracizzati dai mezzi di informazione, FI ha accettato (con lodevoli ma poche eccezioni) con il silenzio e l’indifferenza la propria emarginazione ed è stata punita dal proprio elettorato che non ha più visto nel partito un punto di riferimento.