In merito all’intervista sul Resto del Carlino Bologna datata 19 settembre 2014 fatta a Stefano Bonaccini, ecco le mie considerazioni rilasciate oggi durante un’intervista.
On. Garagnani, cosa pensa dell’intervista di Bonaccini sul Carlino del 19 settembre 2014?
Mi aspettavo qualcosa di più concreto dal “potente” candidato presidente PD alla Regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini: capisco la necessità di non esporsi troppo in prossimità delle primarie, ma c’è un limite alla genericità ed all’auto incensazione del sistema di potere della sinistra. Se è vero che l’Emilia Romagna ha un certo livello di benessere (dovuto anche e soprattutto alla laboriosità degli abitanti) è altrettanto vero che un certo declino è visibile a tutti.
Esiste ancora il cosiddetto modello emiliano?
Garagnani. Non si può assolutamente parlare di modello emiliano in presenza di una crisi del Welfare e soprattutto di un sistema basato sulla sinergia, o meglio il rapporto strettissimo fra enti locali, partito e cooperative che ha fin qui governato e garantito una certa stabilità, condizionando però profondamente le opzioni degli elettori.
Ci faccia alcuni esempi
La crisi delle coop alcune di grosse dimensioni con i problemi collegati all’indotto, ed alla disoccupazione, la necessità di rispondere in termini nuovi alle attese dei cittadini in ambito sanitario e l’eccesso di “politicizzazione” nelle società partecipate, sono solo alcuni dei problemi sui quali si nota una assoluta indifferenza del gruppo dirigente del PD chiuso nella sua orgogliosa autosufficienza.
Quali sarebbero state, secondo lei, le questioni su cui Bonaccini avrebbe dovuto esprimersi?
Mi sarei aspettato l’individuazione di alcune prospettive nuove di sviluppo soprattutto in materia di autonomia della società civile, finora pesantemente condizionata e controllata, quasi fosse un bambino, dal sistema di potere imperniato sul ruolo egemone del PD. Questo, accanto alla crisi del policentrismo regionale è il problema emergente dell’Emilia Romagna: come garantire un Welfare che non c’è la fa più con il desiderio di protagonismo di una società civile cresciuta ed insofferente della tradizionale tutela della sinistra.