D’innanzi alle efferatezze compiute dall’ISIS in Iraq e in Siria fa piacere riscontrare nel mondo occidentale, per quanto riguarda l’Italia, una unanimità di condanna da parte di tutte le forze politiche, anche di sinistra, alle quali fa eccezione la comunità islamica che si dimostra silenziosa e reticente a condannare nettamente ciò che sta avvenendo. È bene però rammentare che in questi anni, una parte della sinistra istituzionale e non, si è distinta per una pseudo-politica del dialogo a tutti i costi con la comunità islamica che, prescindendo totalmente da una analisi seria di certi comportamenti eversivi di alcuni Imam, hanno continuato indisturbati per anni ad incitare i propri correligionari all’odio contro l’occidente e le nostre tradizioni più care. Basti pensare, per giungere alla nostra Emilia-Romagna, alla leggerezza con cui molte comunità hanno concesso permessi o “cambiamenti d’uso” per moschee senza preoccuparsi della effettiva finalità religiosa della medesima. Si è arrivati al punto, che in molte scuole è stato adottato un regime dietetico particolare per bambini mussulmani, cosa che non è mai avvenuta per i bambini italiani. In questo senso la scuola o una parte di essa, ha gravissime responsabilità ed intendo riferirmi a certi docenti e dirigenti che in nome di un presunto rispetto per le altre religioni hanno impedito, continuando a farlo, la celebrazione del Natale nelle scuole materne e primarie, venendo così meno ad una loro preciso dovere sancito dalle leggi: che è quello di educare le giovani generazioni, sì al confronto reciproco, ma nel rispetto e nella valorizzazione della tradizione culturale e spirituale che ha come valore fondante il cristianesimo. È bene ribadire con forza queste cose, perchè una reale integrazione in Italia degli immigrati di origine islamica presuppone la loro adesione piena alla nostra tradizione culturale, alla nostra storia ed identità, evitando forzature o pretese di condizionare e violare in nome del Corano le nostre leggi, che debbono essere rispettate da tutti.