Pressione fiscale al 53%. L’Italia è in ginocchio. Ma Renzi se ne è accorto?

Un'immagine di una recente manifestazione di commercianti

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Di fronte ai dati illustrati dal presidente di Confcommercio sulla pressione fiscale,la più alta del mondo, ed al dibattito estenuante ed inutile in corso al Senato sulla riforma Renzi, viene da chiedersi se il governo ha percepito la gravità della crisi economica o se per soddisfare la vanità del presidente del consiglio preferisce far finta di niente non approntando misure di emergenza non più dilazionabili. Questo dato ,oltre il 52% di pressione fiscale, distrugge ogni prospettiva di ripresa dell’economia se non corretto con indicazioni precise che diano agli operatori economici la certezza di vedere progressivamente ridotto il carico fiscale; CI VUOLE CORAGGIO per affrontare una riforma fiscale che rivoluzioni completamente la spesa pubblica anche a costo di creare malcontento in alcune categorie se alla fine ci sarà una ripresa utile per tutti. Ma il vero problema consiste NELL’INCAPACITA’ DEL GOVERNO di USCIRE DALLA LOGICA SBAGLIATA: LOTTA ALL’EVASIONE = MINORE PRESSIONE FISCALE in quanto solo con una riforma fiscale che aggredisca i veri centri di spesa presenti nello stato e nelle sue diramazioni periferiche si riuscirà ad abbattere il carico fiscale, dando per scontato in un primo momento il malcontento di certi ceti dei quali l’attuale governo non vuole perdere l’appoggio. Sono convinto che non sia facile dopo anni e anni di indebitamento folle, adottare una terapia d’urto peraltro indispensabile, e non si tratta di abolire lo stato sociale ma di razionalizzarlo e comunque un “segnale forte “va dato e chi se non il governo può darlo? Il tempo stringe e gli italiani sono stanchi di vuote parole e di roboanti dichiarazioni del premier, attendono misure incisive qualunque misura purché adottata rapidamente ed a questo punto temo che solo uno SCIOPERO FISCALE LIMITATO nel tempo e circondato da garanzie possa indurre il governo ad un atto di responsabilità verso la collettività. Se è vero che lo stato di diritto presuppone che tutti i cittadini compiano il loro dovere contribuendo alle spese, è altrettanto vero che lo stato non può diventare un mostro che divora quei cittadini che pure dovrebbe tutelare.