Si parla tanto in questi giorni (anche troppo forse) di immunità dei Parlamentari dimenticando che al di là di certi episodi disgustosi di utilizzo personale di questo strumento, l’immunità in quanto tale prevista dal Costituente in un determinato momento storico mantiene ancora oggi una sua validità nell’interesse soprattutto dell’elettore. Voglio essere chiaro: non si tratta di difendere e sottrarre alla giustizia delinquenti conclamati o comunque sospetti di gravi colpe, ma di garantire al parlamentare eletto (e sottolineo eletto), il pieno esercizio del suo mandato politico, al riparo da vendette o condizionamenti anomali, o protagonismi personali ai quali parte della magistratura a volte si è prestata. Il punto dirimente è proprio questo: fino a che nel nostro paese ci saranno magistrati “politicizzati ed ideologicamente motivati” fino al punto di costituire una corrente (magistratura democratica) che spesso è intervenuta nel dibattito politico “non può esservi certezza del diritto” e la giustizia può essere usata per finalità esterne al suo scopo. La stessa candidatura di magistrati a sindaci o parlamentari è un fatto anomalo che viola il principio della distinzione dei poteri. La cronaca di questi anni è piena di episodi emblematici ed in mancanza di una riforma organica del CSM e del divieto ai giudici di fare attività politica,l’immunità circoscritta alle attività istituzionali e nell’interesse dei cittadini è garanzia di libertà per tutti noi. Diverso è il discorso per un Senato diverso dall’attuale (una sorta di dopolavoro estivo) previsto dalla riforma Renzi e composto da sindaci e consiglieri regionali eletti in secondo grado e già impegnati a livello locale; in questo caso l’immunità è un non senso priva di una elementare base logica e si giustificherebbe solamente con l’elezione diretta del Senato medesimo.