Se si volesse rispettare l’ oggettività storica, ed essere puntigliosi fino all’estremo, il nome esatto di questa ricorrenza che il Parlamento ha voluto istituire per ricordare le migliaia di Italiani uccisi in modo orrendo a Trieste e nel confine orientale d’Italia solo perché italiani dovrebbe essere “Giorno del ricordo in memoria delle vittime delle Foibe e della violenza comunista” dei partigiani di Tito. E’ bene che il paese si ritrovi unito nel ricordare questi nostri cittadini, vittime innocenti di una violenza etnica purtroppo frequente nel secolo scorso e che si scopra quel velo di omertà e complicità che ha caratterizzato queste vicende drammatiche negli anni passati chiamando finalmente in causa non per vendetta ma per amore della verità e rispetto delle vittime le responsabilità precise dei mandanti ed esecutori che hanno un nome preciso: comunismo iugoslavo ed il suo leader Tito. Di fronte ai silenzi ed omissioni di certa storiografia e cronaca politica, ricordare vittime innocenti, responsabilità oggettive e la fuga di ben 300.000 italiani dalle terre che abitavano da secoli, non significa volontà di rinfocolare odi o antistoriche rivendicazioni, bensì rendere un servizio alla verità per troppo tempo oscurata in nome della real politick e dell’ideologia. La sinistra italiana ha grandi responsabilità al riguardo per avere in questi anni colpevolmente taciuto o addirittura negato la portata di quelle crudeltà ,in ogni caso attribuendone la colpa al fascismo ed alla sua politica di “italianizzazione forzata’di realtà slave,politica sicuramente censurabile ma non comparabile con la crudeltà dei “titini”; cosa c’entravano donne, bambini, giovani, anziani con le colpe storiche del fascismo? Si voleva semplicemente espellere gli italiani da Trieste e dall’Istria con un “esempio feroce” di eliminazione fisica che non avrebbe dato adito a dubbi sulla volontà di Tito di fare pulizia etnica di tutti gli Italiani; dire questo significa affermare la verità niente altro che la verità.