Il merito di Paolo Mieli nel suo recente libro “i conti con la storia” è di avere contraddetto pacatamente ma con dati di fatto determinate interpretazioni “a senso unico” di eventi storici particolarmente significativi nella storia dell’umanità;in questa sede mi preme sottolineare gli accenni al Risorgimento ed alla guerra civile spagnola. Per quanto riguarda il primo concordo che è bene uscire da una visione tutta rose e fiori dell’Unita d’Italia e, senza riproporre antistorici ritorni al passato, cercare di capire l’Italia odierna alla luce di ciò che avvenne nel 1860-61 e negli anni seguenti, quando la lungimiranza di Cavour, l’attivismo di Garibaldi, le cospirazioni dei Mazziniani distrussero “l’ancien regime”e condussero all’unità d’Italia che fu opera di una minoranza attiva e determinata ma senza effettivo seguito nelle masse popolari,rimaste estranee a quell’evento ed in molti casi fedeli ai “vecchi sovrani”il cui regime paternalistico non era così brutale come descritto successivamente dalla storiografia ufficiale. Questo vale soprattutto per il Meridione e la dinastia dei Borboni oggi parzialmente rivalutati .Mieli nel suo libro accenna al favore ed all’aiuto vero e proprio dato dall’Inghilterra (da sempre interessata per ragioni commerciali e geopolitiche a mantenere il meridione -Sicilia soprattutto sotto il suo controllo)a Garibaldi ed all’impresa dei Mille ed alla connivenza della malavita siciliana e napoletana con i garibaldini,che si servirono di ogni mezzo per sconfiggere i Borboni, forse incapaci di percepire le novità del tempo ma non mostri e spesso solleciti dei bisogni del loro popolo più dei Savoia, fatti oggetto di una propaganda violenta priva di basi effettive e non rispondente alla verità storica. In ogni caso occorre ricordare che i soldati borbonici che si batterono coraggiosamente (vedi l’assedio di Gaeta) contro i garibaldini per il loro Re erano italiani come gli altri e furono condannati alla “Damnatio memoriae”ed a deportazioni nel Nord Italia ed in ogni caso la cd Questione Meridionale iniziò proprio dall’incapacità dei governanti dell’Italia unita di capire fino in fondo le complesse problematiche delle varie regioni d’Italia omologate nel rigido centralismo piemontese, incapacità che determinò il fenomeno del brigantaggio che impegnò quasi la metà dell’esercito italiano con conseguenti crudeltà e lutti da entrambe le parti. Ripeto,l’unità d’Italia è un dato acquisito che non può essere messo in discussione ma le modalità spesso violente con cui la penisola fu unificata meritano una reale verifica.