Mai come in questo momento si parla d’Europa, sia per contestarla sia per celebrarne i benefici arrecati ai singoli paesi; nel contesto delle polemiche ci si dimentica del ruolo esercitato fino al 1914 dall’impero Austro Ungarico vera e propria Europa in miniatura, composto da dodici nazionalità (Tedeschi, Ungheresi, Polacchi, Sloveni, Croati, Cechi, Slovacchi etc.) che nonostante turbolenze episodiche convivevano in armonia sotto lo scettro tollerante della dinastia Absburgo e di Francesco Giuseppe. Non a caso la Vienna di fine secolo produceva figure come Strauss, Schonberg, Mahler, Musil, Zweig, Freud, Wittgenstein, Popper etc parte integrante e costitutive della cultura europea. Non c’è storico serio che oggi come oggi non rivaluti la funzione storica di questo impero, ingiustamente denigrato dai nazionalismi del primo dopoguerra che si dimostrarono molto più spietati nell’opprimere le minoranze interne e furono fra le cause della seconda guerra mondiale; è indubbio che l’Europa centrale risentì enormemente della scomparsa della duplice monarchia provocata dalla sconfitta del 1918 è vero, ma soprattutto dalla massoneria internazionale come testimonia nel suo bel libro Francois Fejto “Requiem per un impero defunto” e che le vicende tremende della Yugoslavia, ed in genere dell’Europa centro orientale dopo il crollo del comunismo, risalgono alla distruzione dell’impero degli Absburgo. La storia non può ripetersi e tantomeno hanno senso certe nostalgie “reazionarie” ma riconoscere la funzione storica di una Monarchia ed i suoi meriti come ad es la difesa dell’identità cristiana contro le invasioni Turche negli anni dal 1500 al 1700 è doveroso: mi chiedo cosa sarebbe stato di tutti noi se nel famoso assedio di Vienna del 1683 avessero prevalso gli Ottomani? Storici come May, Kahn, Tapiè, Macartney, per citare i più conosciuti, hanno scritto libri approfonditi su questo argomento editi dal Mulino, Garzanti, Sei, Rizzoli a testimonianza della funzione storica di questo impero che seppe conciliare pur tra inevitabili contraddizioni libertà civili,religiose e sviluppo economico e che fu rimpianto dopo la sua scomparsa da molti sudditi anche italiani del Trentino e dell’Istria. La bella celebrazione dei 160 anni dell’unità d’Italia festeggiati nel 2011 non può essere in contrasto con una seria riflessione sui meriti e demeriti del nostro tradizionale “nemico” del Risorgimento (i nostri nonni e bisnonni citavano spesso la figura di Cecco Beppe il “Kaiser”) ma deve essere occasione per liberarsi sempre più da un certo nazionalismo fine a se stesso, (non dall’amore di patria) riscoprendo le comuni radici culturali dell’Europa.