Tutti i quotidiani di Bologna parlano in questi giorni dell’imminente Referendum sui finanziamenti comunali alle scuole paritarie, ma nessuno si sofferma sul fatto incontestabile che, lo ripeto fino alla noia essendo stato per anni in Commissione cultura della Camera dei Deputati, la “Scuola paritaria fa parte integrante del SISTEMA PUBBLICO DI ISTRUZIONE” sulla base di una legge votata nel 2000 (la n. 62/2000) da quasi tutto il Parlamento e confermata dai vari governi succeduti si nel tempo con tanto di provvedimenti ad “hoc”. E’ pertanto insensato, se non anacronistico, continuare a parlare di dualismo scuola pubblica-privata e di tutela presunta della istruzione pubblica,in quanto entrambi i sistemi di istruzione svolgono una funzione “pubblica” nell’interesse della collettività ed in ogni caso il ricorso al referendum mi pare una forzatura giuridica ed istituzionale. Occorre peraltro ribadire che nel malaugurato caso di soppressione dei contributi alla scuola paritaria, il comune di Bologna assieme allo stato avrebbe l’obbligo di provvedere all’istruzione del 10% della popolazione scolastica a livello di scuola materna e primaria. La prima domanda che mi sovviene è “con quali soldi” dal momento che le casse comunali sono vuote? E’ veramente patetico che nel momento in cui si parla di Europa e di integrazione, non solo si dimentica il quadro scolastico europeo ampiamente configurato in un’ottica pluralista che riconosce il principio fondamentale della libertà educativa, ma che si sciupino soldi pubblici per battaglie antistoriche ed ideologiche che non fanno onore alla città di Bologna (non mi riferisco ovviamente al sindaco Merola ed al PD che hanno posizioni abbastanza chiare sull’argomento anche se ancorate ad una visione in parte “statalista”). E poi si dice che non esiste più una certa sinistra ideologizzata!