La decisione di Benedetto XVI di dimettersi dal soglio pontificio, anche se prevista dal diritto canonico è sicuramente un fatto inusuale nella bimillenaria storia della Chiesa, che conferma peraltro la vitalità della medesima e la figura morale del pontefice che di fronte alla constatazione della sua relativa impossibilità a governare la Chiesa ha compiuto un atto di rinuncia che sicuramente gli sarà costato e che testimonia la grandezza della sua fede e la perenne vitalità della Chiesa.
In questo momento mi piace ricordare di Papa benedetto XVI la figura non vogliano i cattolici cosiddetti progressisti, la figura di difensore della fede e di custode dei suoi dogmi e delle sue verità più profonde che non possono essere lasciate alle mode cangianti delle varie epoche storiche. Esemplare a riguardo tra le sue tante pubblicazioni, tra cui ultime quelle concernenti la vita di Gesù Cristo, il famoso “rapporto sulla fede” pubblicato nel 1985 in cui intervistato da Messori l’allora cardinale Ratzinger evidenziava le deviazioni prodotte nella Chiesa da interpretazioni abusive del concilio vaticano secondo e la necessità conseguente di porvi rimedio non con un ritorno al passato come dicevano i suoi critici ma con un interpretazione del concilio coerente alla tradizione della Chiesa cattolica.
Quanto si discosta la figura di Papa Ratzinger, dalla caricatura che gli hanno affibbiato giornalisti radicali e di sinistra cosiddetti progressisti, sempre pronti a colpire la chiesa cattolica e le gerarchie ecclesiastiche. In realtà nella drammatica crisi del mondo contemporaneo questo Pontefice ha dimostrato preveggenza, coraggio e singolari intuizioni.