Concorsi Universitari irregolari? Un’interpellanza per fare chiarezza

Università di BolognaA seguito di diverse segnalazioni su presunte irregolarità nello svolgimento di alcuni concorsi presso la facoltà di Sociologia dell’Università di Bologna, ho deciso di interpellare il Ministro per la Pubblica amministrazione e il Ministro dell’Istruzione al fine di fare chiarezza sull’accaduto.
La riporto integralmente.

“Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione, il Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, per sapere – premesso che:
da un esposto presentato alla magistratura da alcuni professionisti che hanno avuto rapporti con la facoltà di sociologia dell’università di Bologna, risulterebbe la denuncia di parecchie irregolarità nello svolgimento di determinati concorsi e in generale una gestione assai discutibile della facoltà medesima;
secondo quanto riportato nell’esposto sin dal 1992 le carriere universitarie del dipartimento di sociologia presso la facoltà di scienze politiche dell’università di Bologna apparirebbero caratterizzate da favoritismi e rapporti di parentela;
la continuità e la sistematicità delle procedure concorsuali dei bandi di dottorato viziati si riferirebbe a diverse vicende, dettagliatamente descritte nell’esposto, che metterebbero in luce un malcostume diffuso;
si fa innanzi tutto riferimento ai molteplici rapporti di parentela e coniugio che si intreccerebbero nell’ambito della citata facoltà: si riscontrerebbero tre coppie di coniugi nello stesso dipartimento e tre figli di docenti presenti nello stesso dipartimento o in dipartimenti contigui della stessa facoltà;
inoltre in almeno due circostanze, sempre descritte nell’esposto, un aspirante dottore di ricerca in sociologia sarebbe stato espressamente dissuaso dal partecipare alla selezione in quanto mancava «l’assenso definitivo» alla candidatura a dottorando mentre in un concorso da ricercatore, bandito per il settore «Criminologia e devianza», ad una candidata sarebbe stato «suggerito o meglio intimato» di non partecipare al medesimo in quanto, secondo prassi purtroppo diffuse nelle università, sarebbe già esistito un candidato favorito;
nell’esposto si dà anche specifica notizia che nei cicli di dottorato XXV, XXVI e XXVII i vincitori sarebbero legati da rapporti personali o di collaborazione (o entrambi) con docenti della facoltà;
le segnalazioni presenti nell’esposto comprendono anche una decisione rettorale che avrebbe favorito il collocamento della figlia di un docente presso lo stesso dipartimento del padre, avanzamenti di carriera discutibili sotto il profilo dei requisiti professionali e che, sempre stando all’esposto, sarebbero stati favoriti dalle relazioni di parentela degli interessati, oltre a una cattiva gestione delle prove di concorso per ricercatore o dottore di ricerca;
in particolare le anomalie relative ai concorsi riguarderebbero le modalità di estrazione dei temi, l’assenza di monitoraggio sulla trasparenza dei concorsi stessi, la mancanza di trasparenza nell’esposizione dei risultati delle prove scritte ed orali, la mancanza di stabilità delle regole che disciplinano tempi e modalità di esposizione pubblica dei risultati parziali o totali essendo la valutazione ora espressa in termini numerici ora in termini di: ammissione/non ammissione ed infine la difformità fra il livello qualitativo della prova scritta e quello della prova orale;
si segnala altresì come l’accesso ai documenti amministrativi concernenti tali concorsi sarebbe reso difficoltoso e in un caso, ricordato nell’esposto, i richiedenti si sarebbero trovati a rifiutare gli atti offerti sottoscrivendo una dichiarazione di mancata acquisizione degli atti per incompletezza degli stessi;
nell’esposto si dà altresì conto di una «vasta rete commerciale di scambio di titoli accademici, incarichi, convenzioni, contratti da parte dei titolari dirigenti e manager d’azienda prevalentemente in ambito sanitario» che opererebbero nell’ambito della facoltà e che si avvantaggerebbero anche di candidature a incarichi accademici per i propri discendenti;
i fatti segnalati che, al di là della veridicità delle circostanze, peraltro affermate con precisione e meticolosità nell’esposto, evidenziano, se confermati, ad avviso dell’interpellante comunque un clima di privilegi e conseguente discriminazione contrario allo spirito e alla lettera della riforma universitaria che prescrive trasparenza e meritocrazia ed al riguardo occorre che il Governo si esprima con chiarezza sulle circostanze per gli eventuali interventi di competenza in quanto l’interpellante ritiene che tali fatti dovrebbero formare oggetto di accertamento, oltre che giudiziario, anche amministrativo -:
di quali elementi disponga in merito ai fatti descritti in premessa e quali iniziative intenda assumere nell’ambito delle sue competenze.”